Chiunque abbia frequentato l'Istituto di arte contemporanea Borghese a Boston lo spettacolo del 2008 ricorderà sicuramente l'aracnide opprimente alta 10 piedi che spinge ai bordi di un piccolo spazio chiuso che ha costretto gli spettatori a camminare attraverso i suoi mandrini a gabbia. Con la morte dell'artista questo lunedì, ci viene in mente il contributo di Louise Bourgeois al mondo dell'arte e le sue inquietanti rappresentazioni della casa.
Qui a Apartment Therapy ci occupiamo delle possibilità di casa. Ma per Bourgeois, la cui carriera si è protratta per oltre sei decenni, abbiamo la sensazione di un interno di un'epoca precedente. Le sue installazioni che combinano mobili prebellici con recinzioni a maglie di catena presentano un'idea di casa come strumento di contenimento. La sua serie "Cell" con le sue mini case realizzate con oggetti trovati come porte scartate e grate sono felpe virtuali piene di oggetti legati a stereotipi domestici femminili come forniture per cucire e tessile. In un momento in cui la casa viene celebrata come oggetto di bellezza ed espressione personale, è un promemoria di quanto siamo arrivati lontano.
Immagini: Louise Bourgeois / VAGA, Peter Bellamy, Rafael Lobato, Jon Pratty / 24 Hour Museum, Artnet